Etichette

Semaforo Rosso

Luigi Fratta, detto "Man in Black" a causa della sua propensione ad indossare abiti scuri, era un uomo carismatico. Una di quelle persone con la voce rilassante ed il sorriso sempre caldo. Qualunque cosa succedesse nel quartiere era sempre il primo a prendere l'iniziativa. Nel suo condominio faceva l'amministratore; per tutta quella gente anziana avere un uomo, così scaltro ed intraprendente, che si occupasse delle faccende burocratiche era una benedizione. Se c'era un muro scrostato, uno spuntone pericoloso o una porta che cigolava, si armava del suo kit “fai da te” e della sua tutina blu da metalmeccanico e si ingegnava come poteva per risolvere i problemi. In tutta la periferia romana si sarebbero potute contare sulle dita di una mano le persone altruiste e cordiali come lui. Non riusciva, per sua natura, a voltare le spalle a nessuno, amava il suo quartiere e con esso la gente che vi abitava. Non era affatto raro che, vuoi per ammirazione, vuoi per invidia, finisse sulla bocca della gente, era come un padre che si preoccupava della sua grande famiglia e non perdeva mai occasione per aiutarla.


Una volta un bambino rischiò di essere travolto da un tir con rimorchio all'uscita da scuola. Non appena Fratta venne a saperlo comprò pennello e vernice e passò il pomeriggio a disegnare strisce pedonali sul luogo dell'accaduto. Madri e carrozzine lo guardavano compiaciute mentre tra una macchina e l'altra tracciava quelle righe storte e sbiadite. Un viscido inquilino, che osservava da ore la scena celato dietro le persiane come fossero le feritoie di un bunker, avvertì le autorità competenti. Capitavano spesso manifestazioni di gelosia nei suoi confronti, per molti appariva come un impostore apparso dal nulla, venuto a rubare il cuore di quel quartiere e non lasciarlo più. Dopo un’oretta si presentò un vigile un po’ grasso con aria irritata e sguardo sudaticcio.


— Ma se po’ sape’ che state a fa? Nun lo sapete che ve potrei fa’ arrestà pe’ intralcio al traffico? — Il Fratta forte del supporto di madri e nonne inferocite ribatté


— Se voi autorità non vi decidete a fare quel che va fatto allora non meravigliatevi se lo faccio io, da quel cancello escono i bambini da scuola e voi non siete stati in grado di mettere un dannato semaforo. — La grassa uniforme dondolava impaziente mentre le mamme roteavano minacciosamente le cartelle dei figli.


— Che ve devo di’... voi ce avete pure ragione, io pure so padre de famiglia e lo so bene che vor'di' — riprese pacatamente l'autorità competente mentre un rivolo di sudore gli sgorgava dalla fronte — ma ce so delle procedure che vanno rispettate: se i lor signori reputano che vadano messe delle strisce... devono mandare una lettera al municipio che valuterà non appena possibile. Ora però ve devo invità a finirla co’ sta buffonata e tornarvene a casa. — Fratta non si scompose minimamente, raccolse vernice e pennello e tolse il disturbo.


— Dite al municipio che presto avranno notizie di Luigi Fratta.


Dopo un mese davanti alla scuola c'erano le strisce, un semaforo adatto anche ai non vedenti e le rampe per i disabili. Ogni volta che “Man in Black” passava di lì era salutato come un eroe e con modesta compostezza ricambiava con sorrisi compiaciuti. Sarebbe lecito domandarsi cosa spingesse un uomo a sacrificare anima e corpo per stare dietro a queste piccole cose. Non vi era guadagno alcuno per lui, se non proprio quei lievi sorrisi che la gente gli donava vedendolo passare. Da parte sua non chiedeva altro, l'amore per quelle strade e quei passanti con i jeans stinti e le scarpe vecchie, non avrebbe potuto avere miglior ricompensa per lui. Gli occhi di una madre tranquillizzata dalle strisce pedonali, o il sorriso dipinto di rughe della signora del piano di sopra a cui aveva aggiustato lo scaldabagno, erano per Luigi Fratta boccate di ossigeno in quell'oceano di smog e indifferenza. Spesso la città era grigia, una pioggerellina stanca cadeva giù come lacrime di un cielo malinconico. Le strade bagnate si sbiadivano al mattino e quando calava la sera si coprivano il volto, forse per il freddo, forse per vergogna... Per le vie cani senza collare e uomini senza chiavi. Luigi col suo ombrello inglese vogava contro corrente in quel fiume di pozzanghere, di uomini e nuvole abbracciati nel silenzio della notte, in questo squarcio di periferia romana. Amava passeggiare dopo la mezzanotte nel suo quartiere, si fermava davanti ai negozi chiusi e comprava malinconici sorrisi. Si cullava nella quiete, talvolta interrotta da tram cigolanti, e aspettava l'alba per respirare la freschezza di un nuovo giorno. Quando i primi raggi di sole filtravano in quel sottobosco di strade e palazzi, anziane casalinghe e contadini senza terra imperlavano come rugiada quella foresta di luci intermittenti.


Era il trenta Febbraio, poiché il vecchio orologio del Fratta per essere anticonformista aveva deciso così. Quando “Man in Black” varcò la soglia di casa, la moglie lo aspettava marmorea sulla porta, il cane impietosito si alzò dalla poltrona e gli fece le feste.


—Se pò sape' dove cavolo sei stato tutta la notte? — gli urlò contro Mrs Fratta — Te sei forse dimenticato che hai una famiglia?


— Ma no cara... stavo solo facendo due passi — disse Luigi d'istinto.


— Alle cinque del mattino?! Secondo me te non sei normale — chiuse la porta sbattendo — Piuttosto... voi sape' che ha combinato quel cornuto de tu fijo?


— Vorrai dire nostro figlio... — la interruppe scocciato — o forse quando fa qualcosa di male è solo mio e quando fa il bravo pupillo della mamma è solo tuo?


— E’ inutile che fai il simpatico... perché a quanto pare pure io so tu moje solo quando te fa comodo. Che te ne frega a te se sto in pena tutta la notte perché tu te ne vai in giro chissà dove. — La commozione mescolata al nervoso la pervasero e qualche lacrima lavò via le ultime tracce di trucco.


— Dai, non fare così — disse con tono dolce — forse hai ragione dovrei essere un po’ più presente — e l'abbracciò a sua volta impietosito. Fratta era un tipo molto passionale, di conseguenza dentro casa sua o si litigava o si faceva l'amore; difatti non appena quel caldo abbraccio si consumò come l'ultimo tronco nel camino la notte di Natale... la discussione riprese, come i film dopo l'intervallo.


— Comunque, tornando al cornuto di nostro figlio... — sogghignò lei con tono più pacato — s'è presentato a casa co’ un verbale della stradale de centocinquanta euri, e je levano pure 12 punti perché ha preso la patente da poco.


— E vabbeh dai perché farne una tragedia... sai quante ne ho prese io di multe... si sarà distratto un attimo — lo giustificò subito lui.


— No caro, la verità è che te non sei un padre presente — disse lei con l'espressione da assistente sociale.


— Non ti sembra di dare giudizi affrettati? E' sempre stato un bravo ragazzo — abbassò gli occhi — ed io spero un buon padre...


— Non provare a commuovermi, adesso te ne vai di là e dimostri che sei un padre, dimostra di avere le palle


— Sì, sì, va bene... basta co’ ste frasi fatte, vado...


Eccola lì, la tana del “mostro”. Note stridenti e assordanti fuoriuscivano con veemenza dallo stereo, la carta da parati, comprata appena il mese scorso, era ormai un lontano ricordo dietro a un assalto di poster e teli stracciati. Così come il ragno, che sente vibrare la sua tela sottile, si volta di scatto verso l' incauta vittima, così Luca, figlio del Fratta, gelò il padre con uno sguardo meduseo non appena varcò la soglia di quel nido polveroso.


— Sei venuto a famme la predica? — lo incalzò l'aracnide ragazzo.


— No sono venuto a far finta di sgridarti così la mamma è contenta — rispose lui con voce complice. Il ragazzo sorrise.


— Che cavolo di comportamento è? — chiese Luca dubbioso — fai cose che non te sembrano giuste solo pe’ fa contenta la gente? Lo so che non ne sei capace, ma a volte bisogna contraddire la gente se non la si pensa come loro... — Ogni tanto il figliuolo se ne usciva con questi saggi aforismi.


— Non è che sia completamente in disaccordo con la mamma... difatti la multa te la paghi da solo — sogghignò allora cogliendo la palla al balzo.


— Se non facevi mettere quello schifo di semaforo, col cavolo che prendevo la multa


— No caro... se non passavi col rosso non la prendevi...


Evidentemente non è tipico solo dei politici, aggirare i problemi scaricando le colpe in una discarica di bugie. E' strano come l'uomo sia eternamente insoddisfatto, tira fuori dal cilindro i suoi bisogni e, coprendoli di lacrime, aspetta fate turchine vestite di nero che li soddisfino. Negli occhi di Luca languidi di un odio temporaneo, oscillante tra il suo grido e il suo silenzio, si poteva intravedere l'anima insaziabile dell'intera città. Chi, come Luigi, provava piacere nell'esser causa del momentaneo appagamento di quei bisogni illusori, era destinato ad esser parte di questa perpetua altalena tra fame e sazietà. Sarebbe bello fermarsi nell'aria e scrutare dall'alto i sorrisi sinceri di quegli uomini silenziosi, per una volta liberi di gridare. Ma anche i sogni, così come la pioggia, sono destinati a cadere e a ristagnare in fosse comuni di vecchi valori, giustiziati dal consumismo di beni e desideri.


La notte dopo “Man in Black”, scuro in volto come un deserto senza luna, prese la sua auto e viaggiò. Serpenti di asfalto si abbracciavano in un amore senza principio né fine. Fari e clacson nella loro danza psichedelica intessevano un'anima a quella notte incorporea. Palazzi grigi, cantieri tristi, fumi e nebbie pesanti si posavano sull'orizzonte, e quella luna pallida e muta albeggiava in quell'oceano di case e sognatori. Un incrocio, una curva, un'altra ancora; il vento, fantasma senza nome, stringeva nella sua morsa quel bolide di ricordi guidato da un uomo che nessuno rammenta. E lì, prima del mare e prima del cielo, un semaforo alto, impervio e... spento. "Almeno sto sicuro che non mi fanno la multa" pensava sorridendo Luigi. E mentre rideva il suo volto nello specchietto aveva paura. Un tir, angelo di morte, coi suoi abbaglianti alti nel firmamento ed il suo clacson...


Non fece in tempo il Fratta, arrivò in ritardo sull'altra sponda di quel rivo di cemento. Nel caos di sirene, medici e lacrime, abdicò al suo trono di uomo. E sul cammino di mille strade di periferia... scattò il rosso.



Nessun commento: