Passi la vita a costruire prigioni attorno a te, per poterne un giorno evadere. Te le ricordi quelle giornate tutte uguali? Così uguali che ti basta ricordarne una per ricordarle tutte. Prigioniero volontario d'usi e costumi che non hai mai sentito come tuoi; d'una sveglia che suonava sempre all'ora sbagliata. Schiavo della vita che non hai mai voluto, nè voluto toglierti. Te ne sei sempre stato come i criceti sulla ruota: a correre come un matto sapendo che non saresti mai arrivato da nessuna parte. Del resto la vita è una giostra: o giri con lei, o hai il coraggio di buttarti in corsa col rischio di spezzarti una gamba; e te nn sei mai stato un tipo coraggioso. Non c'è da sorprendersi dunque del fatto che ti senta incredibilmente vivo, nonostante il mondo che conoscevi si sia tramutato in una sconfinata distesa di sabbia bianca; ammettilo, è la cosa più emozionante che ti sia capitata da quando sei stato operato di appendicite.
perciò lasciati portare per mano dalla figlia che non hai mai avuto, per queste lande.
- Vuoi essere il mio papà? ti chiede Aurora.
- Ma io non sono tuo padre.
- Nemmeno io sono tua figlia, ma non è il DNA a fare di un uomo un padre.
Rimani un po' di stucco vedendo la tua piccola bimba di otto anni parlare come una di almeno quindici. Forse anche il tempo è divenuto un deserto, senza inizio e senza fine, nè presente nè futuro.
- Ma si... - le rispondi - che differenza vuoi che faccia chi è padre di chi quando sei orfano della tua vita...
Il tuo respiro, l'unico vento
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